IL FASCINO DELLA POLPETTA

Nel 1400 inizia la storia di uno dei grandi piatti della cucina italiana che verrà copiato e reinventato in ogni parte del mondo. Il termine “polpetta” appare per la prima nel ricettario di Mastro Martino il quale ci spiega che una volta battute per bene a coltello delle fettine di vitella devono essere farcite con erbette, ripiegate su se stesse e messe a cuocere su uno spiedo……resta un pochino evasivo su come riesce a far tenere tutto insieme.
Per vedere una ricetta che utilizzi l’uovo bisogna aspettare circa un secolo Cristoforo di Messisburgo quando dopo aver fatto macerare il battuto in aceto e pepe e successivamente montate con erbette ed uva passa si aggiungevano i tuorli d’uovo e si cuocevano in sugo a base di succo di arancia.
Prime tracce del polpettone si possono trovare verso la fine del 1500 quando Bartolomeo Scappi parla di un piatto della cucina romanesca ovvero di grandi polpette tenute insieme da uno spiedo ed intervallate da grandi fette di lardo.
Dal XIX secolo la polpetta inizia a perdere il suo fascino e diventa un piatto per i ceti sociali più bassi, la carne viene ricavata dagli scarti di lavorazione e spariscono la moltitudine di ingredienti utilizzati per renderla una prelibatezza ma in un momento difficile quale la prima parte del 1900 viene riscoperta e reinventata dal movimento futurista. Viene presentato, nel 1931, durante la prima cena futurista alla taverna Santopalato il “Carneplastico”, una polpetta fatta a cilindro riempita di verdure scottate, bagnata con il miele e servita su una fila di salsicce arrotolate che poggiavano su tre sfere fritte dorate fatte di polpa di pollo. La polpetta riacquista il suo fascino.
Il resto è vita di oggi ma che si mangino a casa, al ristorante, in riva al mare o in montagna bisogna riconoscere che le polpette portano sempre una ventata di gioia nelle nostre tavole.

polpetteMauro | Club Machiavelli

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